I popoli del Mediterraneo cominciarono ad uscire dalla barbarie quando impararono a coltivare l'olivo e la vite
Tucidide
Ci troviamo tra le colline dell’Alta Irpinia,
terra ricca di prodotti agroalimentari di pregio, le cui punte di diamante sono rappresentate, senza dubbio, dall’Aglianico di Taurasi, vino collocato ai vertici della produzione enologica internazionale e dal formaggio pecorino di Carmasciano. L’Alta Irpinia è anche terra di oli con potenzialità considerevoli e non completamente espresse.Una parte rilevante del successo delle produzioni della zona è determinata dalla tormentata orografia del paesaggio attraversato dall’Appennino, che, come una barriera, ha favorito la conservazione delle tradizioni e delle varietà autoctone. Il resto lo hanno fatto i terreni, le condizioni climatiche e, soprattutto, la capacità, la passione e la caparbietà degli Irpini, popolo che riuscì ad opporsi allo strapotere delle legioni romane.
Il terreno è tendenzialmente argilloso,
non profondo, declive, soleggiato, con pH tendenzialmente alcalino, data l'abbondante presenza di rocce calcaree, caratteristiche queste che ben si conciliano con le esigenze pedologiche dell’olivo. Il clima è il tipico delle zone interne: inverni rigidi e abbastanza piovosi, frequenti precipitazioni nevose, estati abbastanza siccitose; tali condizioni sono limitanti per gran parte dei patogeni dell’olivo, per cui ridotto è l’uso di fitofarmaci. L’importanza dell’olivicoltura per la zona, come pure per altri contesti del nostro meridione, travalica il più immediato aspetto produttivo ed economico. Tale coltura infatti, tale coltura abbina la possibilità di un’attività agricola che fornisce un reddito anche se limitato data l’elevata incidenza dei costi di manodopera, alla doverosa azione di presidio e di tutela del paesaggio rurale che si traduce in una più generale salvaguardia del suolo, dell’ambiente e del paesaggio di cui tutti beneficiamo.